12 – Cacciagione da piuma

La raffigurazione di cacciagione da piuma è soggetto che trova posto sia nel catalogo di Angelo Inganni che in quelli del fratello Francesco e di Amanzia Guérillot.
Amanzia Guérillot coltivò il tema della cacciagione da piuma soprattutto a partire dagli anni Cinquanta-Sessanta. Le prime incursioni dell’artista nell’ambito della pittura di animali riguardarono la fauna viva inserita nel proprio habitat, come nel caso degli Uccelli di palude.
Angelo Inganni a sua volta raffigurò in prevalenza la cacciagione da piuma e da pelo negli ultimi decenni di attività, preferibilmente all’interno delle scene di genere. Si pensi alle diverse donne ritratte mentre spennano volatili o cucinano selvaggina allo spiedo. Il pittore, infatti, difficilmente rinunciava alla dimensione narrativa anche nei suoi dipinti più votati alla descrizione.
La nostra opera, Cacciagione da piuma, mai pubblicata finora, si presenta come una semplice natura morta, un po’ come quelle dipinte da Amanzia: raffigura sette volatili, tre appesi alla parete e quattro appoggiati su un piano di legno. Non c’è altro. Nessuna presenza umana, nessun oggetto particolare. Nulla distoglie lo sguardo dalla selvaggina, abilmente descritta con pennellate rapide e decise che restituiscono la consistenza materica del piumaggio. Neppure la tavolozza distrae dall’osservazione dei sette volatili: il verdognolo e i bruni scelti da Inganni per rappresentare lo spazio domestico che ospita la natura morta non si discostano di molto dalle tonalità prevalenti nei piumaggi.
È probabile che la realizzazione del dipinto vada collocata tra il settimo e l’ottavo decennio dell’Ottocento: anni in cui la pittura di nature morte con animali andava molto di moda in Lombardia.