11 – Falegname che accende un lume con un tizzone

Questo inedito Falegname che accende un lume con un tizzone, dipinto da Angelo Inganni nel 1878,
è uno dei più caratteristici dipinti dagli effetti “alla fiamminga”, genere con cui Inganni si cimentò in più occasioni, anche stimolato dalle pressanti richieste della committenza, a partire dai primi anni Cinquanta dell’Ottocento. La fonte luminosa artificiale, i riflessi arroventati, gli effetti della luce vivida in un interno semibuio sono ripresi in quest’opera con la sicurezza del consumato mestiere.
Qui l’artigiano ha deposto sulla sedia i suoi strumenti di lavoro, a terra è appoggiata la pentola di coccio che contiene la colla. Il fuoco riverbera inondando di luci rossastre il volto, le mani, l’aletta del cappello, l’abito modesto, i muri scrostati. Anche nell’umiltà dell’ambientazione, tuttavia, non v’è traccia di miseria o di tristezza. L’artigiano è soddisfatto del suo stato, mostra la sicurezza spavalda delle sue capacità: l’Inganni sapeva cogliere sempre senza eccessi il lato pittoresco e lieto delle cose. Qui, come tante volte, l’artista non ha inventato il volto dell’effigiato: probabilmente si tratta di un artigiano operoso di Gussago, che l’artista sarà andato a trovare nel suo laboratorio per catturarne i lineamenti.
Nell’opera è introdotto il dettaglio dei pezzi di tizzone che, staccandosi dal ceppo principale forse a causa del soffio del personaggio, cadono verso terra ancora ardenti così da generare punti di luce intensa nella porzione inferiore della tela.
La stessa sagoma del nostro falegname ricorre nel personaggio, raffigurato nell’angolo del caminetto mentre trae un tizzone dal fuoco per accendere una lucerna, realizzato come figura secondaria dallo stesso Inganni qualche anno prima nella scena corale del quadro “La visita alla balia” del 1874, qui in mostra.