00 – introduzione

La mostra “Angelo Inganni tra Brescia e Gussago (1850 – 1880) “… nello spirito di Gussago” promossa dal Comune di Gussago a cura di Luciano Anelli e da Federico Troletti, vuole richiamare ancora una volta l’attenzione su questo grande artista nato nel 1807 e morto nel 1880.
Dopo le mostre gussaghesi del 1975 e del 1981 dedicate ad Inganni e quella del 1998 a Brescia, che era focalizzata sugli anni milanesi dell’artista, qui l’attenzione si concentra sul periodo bresciano che va dal 1850 circa alla morte di Angelo.
Inganni trascorse buona parte di questo periodo a Gussago, in un ambiente umano e accogliente, in un cenacolo di amici colti e distinti, tra luoghi e personaggi caratteristici che ne stimolarono la fantasia.
Dal punto di vista storico Inganni attraversò tutti i rivolgimenti dell’Ottocento: la Restaurazione austriaca, il Risorgimento, l’Unità d’Italia e i primi decenni del giovane Regno d’Italia.
Nato e cresciuto a Brescia in una famiglia di artisti, si trasferì a Milano per il servizio militare nel 1830. Quivi realizzò un buon numero di ritratti di ufficiali austriaci e lo stesso feldmaresciallo Radetzky nel 1833-1834 gli commissionò due impegnative tele oggi conservate a Vienna al Museo della Storia dell’Armata: La parata delle truppe austriache nelle campagne di Medole e di Castiglione, e l’Esercitazione delle truppe austriache a Monzambano.
Dopo la frequentazione dell’Accademia di Brera (dal 1833 al 1837) ,suggeritagli sempre dal Radetzky, con l’esposizione a Brera de’ “La piazza del Duomo di Milano dal coperto dei Figini” (1838), Inganni si affermò sulla scena artistica milanese come autore di apprezzatissime vedute urbane.
Inganni, probabilmente, fu poi spinto ad abbandonare progressivamente Milano dopo il 1849 proprio per i rapporti avuti con gli alti ufficiali austriaci che erano mal visti negli ambienti patriottici milanesi.
Nel frattempo, nel 1842, Inganni aveva sposato Aurelia Bertera, vedova del grande miniaturista Giovan Battista Gigola, scomparso l’anno precedente. Poiché la Bertera aveva conservato l’usufrutto della Santissima, questa, una volta risistemata, divenne abitazione degli Inganni prevalentemente nei sei mesi estivi, mentre in inverno preferivano la casa di Brescia (attuale Corso Magenta).
È proprio attraverso i lunghi soggiorni estivi a Gussago che s’intensifica l’attenzione di Angelo Inganni alle figure ed alle scene di genere. Nelle tele si affacciano modesti artigiani, spazzacamini, spalatori di neve e contadini, donne del popolo e pastori presentati con gusto realistico tipicamente lombardo, venato a volte d’ironia. Sulle tele si fanno largo scene di vita campagnola: la villanella che spenna un tacchino o un pollo, gli agricoltori al lavoro, le processioni campestri o le benedizioni per scongiurare i danni del temporale, i preti intenti al breviario o alla caccia, i venditori ambulanti, i bevitori, le donne intente allo spiedo, l’uomo con la capra ed i cagnolini che s’insinuano ovunque, le feste di carnevale e quelle religiose.
Contemporaneamente l’interesse dell’artista si focalizza sugli effetti delle scene notturne, su interni di stalle, figure di contadini visti spesso in controluce di torce, lucerne o tizzoni ardenti.
Il cambiamento di orientamento nella scelta delle tematiche fu tuttavia graduale, e vedute di Milano e di Brescia figurano nella produzione tarda di Inganni anche se in misura minore. I passaggi e gli adeguamenti tematici furono condizionati anche da fattori biografici quali la nuova unione matrimoniale: rimasto vedovo, Inganni sposò infatti nel 1856 l’ex allieva, e amante, Amanzia Guérillot, figlia di un funzionario napoleonico che alla propria morte le aveva scelto proprio Inganni come tutore.
A Gussago l’artista strinse rapporti con il nobile Paolo Richiedei e con il suo entourage: le persone di cultura che frequentavano Villa Richiedei durante le estati e fino alla vendemmia: l’Aleardi, il Maffei, i fratelli Ugoni, Luigi Basiletti, il Prati, Rodolfo Vantini, probabilmente Giovanni Labus ed altri nobili e letterati.
Inganni in questo ambiente viene particolarmente apprezzato per il carattere estroverso, allegro, aperto ed amichevole.
Ben presto iniziarono a giungere numerose richieste di ritratti (in primis i due bellissimi dedicati al Richiedei), di scene di genere o di quadretti piacevoli e scherzosi, di “effetti alla fiamminga” e di “quadri di lume e di fuochi”, ed infine di grandi imprese pittoriche. Queste ultime sono sia laiche (ancora per il Richiedei, il “Giardino della Villa di Gussago con la Santissima” 1850-1859 a e “Gli Zuavi sui bastioni di Brescia” 1859) sia chiesastiche, a cominciare dalla parrocchiale con le tele della “Deposizione” (1854) e de’ “L’Angelo della purità e santi” (1855); e con il grande e magnifico dipinto murale nella controfacciata con “Mosé che fa scaturire l’acqua dalla roccia” (1868).
Inganni si spense nella sua casa a Brescia a 73 anni d’età, all’improvviso, il 2 dicembre 1880.